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Museomix giorno 3: Mixati speciali a Bologna!

By 14 Novembre 2016Maggio 22nd, 2020No Comments
Per l’ultimo giorno di maratona creativa siamo al Museo Tolomeo di Bologna!

Oggi giochiamo in casa. Dopo due intensi ma bellissimi giorni trascorsi tra il Museo Carlo Zauli di Faenza e il Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara, concludiamo il nostro takeover dei canali web e social di BAM! e la nostra spedizione da mixati speciali al Museo Tolomeo di Bologna. È domenica, l’ultimo giorno della 1° edizione italiana di Museomix: il momento più atteso, quello in cui i team di museomixer sono chiamati a ultimare e installare i prototipi. Oggi il tempo sembra scorrere più velocemente del solito: dalle 16 i musei aprono gratuitamente al pubblico, invitato a testare le creazioni. Non c’è un minuto da perdere!

Al nostro arrivo, i museomixer sono già tutti schierati e super impegnati attorno ai propri tavoli di lavoro. Ormai sappiamo cosa aspettarci, l’atmosfera assomiglia a quella che abbiamo visto venerdì e sabato negli altri musei. Ci siamo abituati a quella che sembra essere una delle caratteristiche principali di Museomix: il rumore delle idee che prendono forma. Un rumore unico che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare molto bene in questi 3 giorni. Anche al Tolomeo le voci si mescolano continuamente al suono degli attrezzi e dei macchinari in funzione. Solo qui, però, l’area colazione e il FabLab si trovano nella stessa stanza: a pochi metri dai biscotti e dai caffè, puoi tranquillamente imbatterti in trapani e chiavi inglesi. Insomma, in tutti i musei, il mix di oggetti, persone e idee è un elemento immancabile. Si sente, si vede e si vive in modo chiaro.

Il Museo Tolomeo è un ambiente che si propone di raccontare in forma emozionale la storia dell’Istituto dei Ciechi “Francesco Cavazza”. I museomixer bolognesi hanno deciso di portare al livello successivo l’esperienza del visitatore al museo: l’obiettivo comune a tutti i progetti (ci abbiamo messo un po’ a capirlo) è quello di rivolgersi a vedenti e non vedenti, senza alterare la condizione sensoriale di entrambi. I team di lavoro sono 4, i cui nomi sono già tutto un programma: i Gatti ubriachi, le Galline innamorate, le Mucche sexy e i Cavalli pazzi. Il primo team sviluppa “terreni comuni”: una mappa sensoriale partecipata, grazie alla quale anche i normovedenti possono appoggiarsi a suoni, odori e sensazioni tattili, vivendo la città in modo diverso. Le Galline innamorate hanno creato il “Tolocomando”: spingendone un tasto puoi sentire un suono che ti condurrà verso un determinato percorso all’interno del museo. “Braille box” è invece la creazione delle Mucche sexy: un oggetto che attraverso il gioco “Braille WTF” spiega a tutti il significato e il funzionamento del linguaggio Braille. Ultimo, ma non per importanza, è il progetto dei Cavalli pazzi: “l’undicesima porta di Bologna” è una valigia contenente tre racconti tattili e udibili dal visitatore.

Una breve pausa pranzo, il tempo di fare qualche ultimo e fondamentale ritocco ai prototipi, e sono già le 16: le porte del museo si aprono al pubblico! Con il passare dei minuti, il grande sforzo promozionale fatto in questi giorni comincia a dare i suoi frutti e il flusso di visitatori aumenta. Finalmente i museomixer possono presentare il risultato di più di due giorni di intenso lavoro. Inizialmente ci sentiamo un po’ persi: facciamo fatica a intercettare le sensazioni e le reazioni delle persone al momento dell’approccio ai prototipi. La confusione nell’ambiente è tanta perché la folla inizia ad addensarsi (anche un cagnolone è entrato al museo a curiosare!). Ci rendiamo presto conto che rispondere in modo chiaro alle tante curiosità dei visitatori non è un’impresa facile. Riassumere Museomix senza tralasciarne alcuni aspetti fondamentali (a cui probabilmente ci siamo anche un po’ affezionati) è in effetti molto difficile.

Insomma, cosa ci lascia Museomix? Un “casino” creativo. La percezione avuta è che le persone in questi 3 giorni abbiano veramente fatto il museo: “people do make museums”. Sì, è qualcosa di complesso da spiegare in teoria, ma possiamo assicurarvi che nella pratica è un esperienza incredibile. Per capirla fino in fondo, forse, è necessario viverla in prima persona (noi abbiamo fatto del nostro meglio per racchiudere in tre articoli un insieme di impressioni tanto variegato!). Abbiamo incontrato persone di ogni genere, età, background, provenienza e abbiamo capito che il mix avvicina, unisce e porta alla creazione di una community, prima che a quella di un prototipo da testare. Hanno vinto i rapporti umani, dunque. E quando questo accade, si sa, il bilancio è per forza positivo. Per fortuna che BAM! ha avuto la pazza idea di mixare i musei italiani.

Dai mixati speciali è definitivamente tutto, grazie per averci seguito in questi tre giorni di confusione, community e complicità: le tre “c” che rappresentano al meglio, secondo noi, la prima edizione italiana di Museomix.