BAM! torna a intervistare i protagonisti del settore culturale italiano, per capirne più a fondo strategie e aspirazioni. Inauguriamo una nuova serie di dialoghi con gli ospiti di Comunicare le Reti Museali, l’incontro organizzato da BAM! insieme al Museo delle Storie di Bergamo il 20 novembre scorso.
Lo facciamo entrando nelle Gallerie degli Uffizi di Firenze: Lucia Mascalchi, Coordinatrice del Dipartimento di Comunicazione Digitale, ha risposto alle nostre domande sulle azioni e le politiche messe in campo dalla rete museale più grande d’Italia.
Siete la rete museale più grande d’Italia, in che senso? Il pubblico ne è consapevole?
Sinceramente non credo affatto che il pubblico sia consapevole di come gli Uffizi e la rete ad essi collegata rappresentino un primato museale, ovvero qualcosa che recentemente ha preso vita e che, includendo il più visitato museo italiano, ha avuto come risultato una rete coerente di luoghi museali collegati fra di loro, sia fisicamente che idealmente. Gli Uffizi erano anticamente il luogo delle Magistrature e dell’amministrazione del Ducato cosimiano e mediceo; Palazzo Pitti è stato esclusivo luogo di delizie e residenza della famiglia Medici, che fino ai primi anni del XVII secolo non l’abitò stabilmente preferendogli Palazzo Vecchio, più facilmente difendibile, ma pure più vicino al cuore cittadino. La Riforma del 2014 che porta il nome dell’on. Franceschini, volendo rendere più autonome alcune eminenti realtà museali italiane, è andata – in effetti – ad agire proprio dove era più opportuno ri-creare un’unità di rete. Ovvero sull’edificio vasariano degli Uffizi, allestito come un tradizionale museo cronologico, sui quattro musei – Galleria Palatina, Tesoro, Moda, Moderna – contenuti in Palazzo Pitti (e agli Uffizi collegati dal Corridoio Vasariano), unendovi il Giardino di Boboli, che della Reggia medicea d’Oltrarno rappresenta il grande polmone verde e il contenitore sia di statuaria che di rarità botaniche, organizzate già a partire dal Cinquecento dal Tribolo nel primo giardino formale all’italiana.
“Il problema agli Uffizi – citando il tuo intervento alla tavola rotonda “Comunicare le reti museali” – è che la gente entrerebbe a qualsiasi prezzo, abbiamo la necessità di veicolare i visitatori anche verso gli altri luoghi della rete”. Se non avete la necessità di accrescere il numero di biglietti venduti, da quali obiettivi si sviluppa e che peculiarità ha la vostra digital strategy?
Effettuare l’ingresso agli Uffizi rappresenta ormai una priorità per qualsiasi persona che visiti Firenze, al pari di una prescrizione, dunque risulta molto difficile dirottare il pubblico, non fosse altro di orario, perché mai ci sogneremo di interdire l’ingresso ad alcuno. Diciamo che il nostro tentativo è quello di far vivere il museo in una dimensione meno caotica e più soddisfacente, che sicuramente è principalmente assicurata nel pomeriggio, orario del giorno in cui i gruppi organizzati sono meno presenti rispetto alla mattina. Un ideale dirottamento dei flussi vorrebbe che la mattinata a Firenze fosse dedicata all’Oltrarno con Pitti e Boboli mentre solo nel primo pomeriggio vedremo opportuno che il pubblico, composto specialmente dei singoli o delle famiglie, facesse il proprio ingresso agli Uffizi. Siamo certi che questo tipo di fruizione renderebbe i nostri visitatori più consapevoli delle ricchezze che entrambi i plessi contengono. Ma anche più soddisfatti, perché la conoscenza dell’Oltrarno fiorentino, denso di memorie storiche delle Corti che vi ci sono succedute come residenza – Medici, Lorena, Savoia – fanno della Reggia di Pitti e dei suoi dintorni dei luoghi molto interessanti e vivi. La nostra strategia digitale punta a far conoscere l’Oltrarno per immagini, a raccontare la ricchezza delle collezioni contenute a Pitti e disseminate in Boboli, per quanto riguarda la statuaria e a far desiderare di far visita a questi gioielli.
Le agevolazioni tariffarie che il Direttore ha pensato e che entreranno in pieno vigore a marzo 2018 sono tutte tese a dirottare almeno una parte dei nostri visitatori in base a una logica di distribuzione oraria e locale più opportuna e gratificante, capace di restituire il ricordo di un percorso più facilmente accessibile e gradevole.
Quali sono le azioni di comunicazione che mettete in pratica per avvicinare la comunità fiorentina, che tende a fuggire dai luoghi affollati di turisti?
Per avvicinare questo pubblico occasionale, generico e da molti anni assente dai nostri circuiti, sfruttiamo sia un sistema di abbonamento annuale con priorità d’ingresso assicurata, che le aperture serali estive del martedì, finanziate in parte dal MiBACT su tutto il territorio nazionale, come le giornate di apertura prolungata, ugualmente promosse dal nostro Ministero in accordo con altri enti europei. Non essendo appuntamenti notissimi al pubblico dei visitatori esteri, confidiamo in una presenza meno timida di questo pubblico urbano presente in quei momenti in città e desideroso di mettere nuovamente piede nel proprio più importante museo. A questo fine sfruttiamo l’abbinamento con un breve spettacolo, che viene ripetuto a cadenza tre volte nell’arco delle 3 ore di apertura straordinaria, in maniera di creare un ulteriore stimolo alla visita, essendo lo spettacolo incluso nel prezzo. Indirizziamo le persone a sentire il museo come un luogo vivo e in continua trasformazione e nel quale vale la pena entrare a cadenza stabilita, senza lasciarsi sfuggire le numerose novità che accadono al suo interno. Troviamo che questo modo di comunicare il museo possa sia incuriosire che soddisfare, perché niente – o quasi – è come lo si ricordava rispetto alla precedente remota visita.
Nell’ultimo circuito estivo di 2017 di #UffiziLive – giugno/settembre – abbiamo potuto visibilmente e numericamente constatare un incremento degli ingressi da parte dei fiorentini e questo ci ha reso molto orgogliosi. Confidiamo sia nel passa parola operato da coloro che ne sono rimasti soddisfatti, non esentandoci da inserire nei nostri programmi sempre nuove occasioni dedicate e opportune per incrementare il desiderio di frequentare il museo. Lo studio condotto con l’Università dell’Aquila, teso a dare i tempi medi di attesa in tempo reale, sia con display locali che attraverso un link visualizzabile sul proprio smartphone, contiamo possa servire a far avvicinare con fiducia non solo i nostri concittadini, ma pure gli altri visitatori.
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