Dall’8 al 10 novembre, il Parco Archeologico dei Campi Flegrei ha accolto oltre 100 persone che hanno a cuore questo territorio ricco di storia, tradizioni e monumenti archeologici per trasformarsi in un grande laboratorio partecipato per la progettazione di idee mirate alla valorizzazione di quest’area.
Per la prima volta in Italia un approccio di questo tipo è stato applicato da un ente statale, che ha voluto aprirsi alla comunità locale e ad operatori del settore culturale provenienti da altre parti d’Italia, con l’obiettivo di elaborare un piano strategico con idee e proposte imbastite dal basso e adattate su misura del parco e delle sue peculiari esigenze. Mettere gli attori del territorio attorno a un tavolo per costruire insieme un progetto a partire da obiettivi comuni, individuando i pubblici a cui ci si vuole rivolgere e pensando – insieme a un’istituzione culturale disposta ad aprirsi e mettersi in gioco – le azioni da mettere in campo, senza dimenticare di preventivare i tempi, le risorse economiche necessarie e le fonti di ricavo.
In parole semplici è questo il modo di co-progettare che ci piace e di cui abbiamo sperimentato l’efficacia lo scorso weekend, insieme al Parco Archeologico Campi Flegrei. Una sfida non semplice ma esaltante: oltre 100 persone, arrivate con le loro proposte per la valorizzazione del parco, radunate attorno a 8 tavoli, per 3 giorni di progettazione partecipata.
Un tempo breve ma ben scandito grazie a un’organizzazione marziale, per sviluppare proposte operative destinate a questo Istituto del MiBACT dotato di autonomia speciale che si estende su un territorio vastissimo e comprende 25 tra siti archeologici e monumenti!
Il tutto, supportato dallo staff del Parco Archeologico e da esperti del settore economico e culturale, come il professore Stefano Consiglio, direttore del Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Federico II di Napoli, il commercialista e consulente specializzato in imprese culturali Marco D’Isanto e Ledo Prato, docente universitario, esperto nelle politiche per i beni e le attività culturali e – naturalmente – dalla nostra facilitazione.
6 le istanze presentate dal parco, accompagnate da altrettanti obiettivi strategici su cui si è chiesto ai partecipanti di elaborare idee:
- Dalla necessità di rafforzare una visione unitaria del parco, nasce l’obiettivo di intervenire sulla percezione che i pubblici hanno del Parco, favorendo una sua nuova narrazione
- Avendo il parco, pur nella sua estensione e ricchezza di monumenti, una fruizione limitata solo a 4 siti su 25, si rende necessario stimolare la fruizione dell’intero Parco, anche ai siti minori e a quelli aperti solo su prenotazione
- Al parco manca un’integrazione logistica, per questo è di fondamentale importanza migliorare l’accessibilità e la raggiungibilità del parco e dei suoi diversi siti e monumenti
- A causa dell’assenza di percorsi tematici differenziati, il parco ha manifestato l’esigenza di attrarre target specifici attraverso offerte tematiche differenziate da individuare in base ai target che i tavoli di lavoro avevano il compito di definire
- Il parco ha un sito interamente sommerso e un’area marina protetta dall’enorme potenziale, poco visitato, che necessità di essere valorizzato a pieno.
- Nel parco c’è vita, vi si svolgono moltissimi eventi e manifestazioni ma non i modo coordinato. Per questo, tra gli obiettivi su cui le squadre hanno lavorato, vi è l’ideazione di attività di valorizzazione e di sistematizzazione del calendario delle attività.
Domenica, al momento della restituzione in assemblea plenaria, tutti i gruppi sono riusciti a raccontare un proprio progetto frutto di scambi di visioni, compromessi, messa in campo di diverse competenze e conoscenze del territorio.
Ora non resta che ordinare tutte le proposte e lasciare al Parco il tempo di valutare le prossime mosse, verso l’elaborazione di un Piano Strategico di Valorizzazione all’insegna della partecipazione e dell’apertura!
- Rivedi gli interventi degli esperti sulla pagina Facebook del Parco Archeologico dei Campi Flegrei
- Leggi l’articolo uscito su Repubblica.it
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