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ApprofondimentiAudience Development

Creative making e audience development: come unire le due pratiche?

By 3 Aprile 2023Settembre 26th, 2024No Comments

Sviluppare attività di creative making all’interno dei musei per raggiungere e coinvolgere nuovi pubblici: ecco 4 suggerimenti pratici per guidarvi nell’intero processo, dall’ideazione alla valutazione degli impatti.

Sempre più organizzazioni culturali hanno un approccio audience oriented: pianificano le proprie attività facendo particolare attenzione al raggiungimento e coinvolgimento di nuovi pubblici e puntando a migliorare le relazioni instaurate con i pubblici esistenti. Per BAM! l’Audience Development è un approccio con il quale affrontiamo ogni nuova sfida, un metodo cui dedichiamo interi moduli formativi e che cerchiamo di trasferire allo staff delle organizzazioni culturali con cui lavoriamo.

Da quando siamo entrati nel partenariato del progetto europeo CREMA, abbiamo potuto aggiungere a queste pratiche un  elemento nuovo, che, forse, potrebbe risultare meno conosciuto. Ci riferiamo al “creative making”, un fenomeno che si sta diffondendo nelle istituzioni culturali in Italia e in Europa e che prevede l’integrazione fra attività manuali tradizionali e nuove tecnologie, l’intreccio di conoscenze multidisciplinari e la sperimentazione.

Cosa succede mettendo insieme queste due pratiche? Da una parte l’Audience Development, e dall’altra il Creative Making? Proprio il progetto CREMA (Creative Making in Lifelong Learning) ci ha permesso di testare attività di making creativo in due occasioni: “Museo Fuori” presso due musei torinesi, in cui le collezioni hanno ispirato lo sviluppo di prototipi per promuovere l’integrazione culturale al di fuori dei musei, e “Making al Museo”, laboratorio di attività ceramiche, restauro tessile e scanning 3D sviluppato con i Musei di Imola. Da questa fase di sperimentazione, abbiamo poi sviluppato delle linee guida in inglese, accessibili online, che possono essere adottate da ogni museo che intende mettersi alla prova con questo tipo di approccio!

Per chi, prima di mettere le mani in pasta, volesse avere un’infarinatura sull’argomento, ecco la sintesi dei 4 step pratici necessari a sviluppare attività di creative making all’interno dei musei, dalla fase di ideazione a quella di valutazione, mettendo i pubblici al centro dell’intero processo:

Comprendere i propri pubblici

Chi frequenta le attività e gli spazi del museo? Chi, invece, non li frequenta e perchè? Ci sono delle barriere che impediscono ad alcuni pubblici di usufruire delle offerte museali?

Il primo passo fondamentale in ogni attività di Audience Development è definire quali sono i pubblici a cui l’organizzazione culturale, in questo caso il museo, già si rivolge, e quali, invece, potrebbe potenzialmente raggiungere. È quello che abbiamo fatto nell’ambito dei progetti “Museo Fuori!” e “Making al Museo”, attraverso dei workshop strategici in cui lo strumento delle personas è stato utilizzato per aiutare i partecipanti ad avviare una riflessione sui pubblici a definirne le caratteristiche salienti.

Definire obiettivi e target

Cosa vogliamo ottenere attraverso le attività di creative making? Che impatto vogliamo generare? Quali pubblici vogliamo raggiungere e coinvolgere?

Riflettere sugli obiettivi e i target che si vogliono raggiungere attraverso le attività di creative making può essere d’aiuto nel pianificarle in modo adeguato. Tali obiettivi dovrebbero essere SMART, acronimo inglese che identifica le 5 caratteristiche chiave degli obiettivi perfetti:

  • specifici
  • misurabili
  • attivabili
  • realistici
  • limitati nel tempo

Nell’esempio di “Museo Fuori!”, il pubblico di riferimento è costituito da persone migranti. Fra gli obiettivi SMART emersi come prioritari vi sono il coinvolgimento di almeno due musei e tre partner; la partecipazione di almeno due persone migranti; la realizzazione di tre prototipi e il raggiungimento di almeno 100 persone che non erano mai entrate in un museo prima.

Per “Making al Museo”, invece, i Musei di Imola hanno identificato due target di riferimento, entrambi appartenenti alla comunità locale: giovani studenti e professionisti interessati alla storia locale e donne fra i 40 e i 60 anni appassionate di attività manuali.

Pianificare le attività di creative making

Come implementare le attività di creative making per raggiungere i risultati desiderati? Quali aspetti organizzativi influenzano maggiormente la partecipazione dei pubblici di riferimento?

Nell’organizzare attività di creative making all’interno dei musei ci sono diversi fattori che dovrebbero essere tenuti in considerazione, in particolare:

  • le tempistiche, in quanto la durata, il periodo dell’anno e il giorno della settimana in cui l’attività viene svolta possono fortemente influenzare la partecipazione dei pubblici. Nel caso di “Making al Museo”, tutte le attività si sono svolte il sabato pomeriggio per andare incontro alle necessità di studenti e lavoratori e quindi permettere ai pubblici coinvolti di partecipare agevolmente.
  • i costi necessari per progettare e implementare l’attività, che andranno ad influenzare anche il prezzo che i pubblici dovranno sostenere per parteciparvi. Per prendere parte ai laboratori di “Museo Fuori!”, una quota simbolica di 25€ è stata richiesta ai partecipanti per evitare che qualcuno, all’ultimo minuto, si tirasse indietro. La quota, tuttavia, comprendeva anche i pasti e una card per accedere a tutti i musei della regione gratuitamente.
  • la comunicazione e promozione delle attività non solo prima che queste vengano svolte, ma anche e soprattutto dopo, per continuare a costruire e nutrire le relazioni già instaurate con i propri pubblici

Misurare i risultati e gli impatti

Perché è importante misurare i risultati? Come possiamo valutare l’impatto delle attività di creative making?

La valutazione degli impatti delle attività di creative making volte a raggiungere e coinvolgere nuovi pubblici deve essere pianificata dall’inizio, ancora prima che il progetto venga implementato. Per farlo, è necessario raccogliere informazioni e dati nelle diverse fasi del progetto.

Ad esempio, per “Making al Museo”, i dati sono stati raccolti nella fase di prenotazione, usando Eventbrite, per comprendere l’efficacia e i risultati della campagna di comunicazione messa in campo, e alla fine di ogni attività attraverso questionari consegnati ai partecipanti. Anche nel caso di “Museo Fuori!” i dati sono stati collezionati nel corso delle diverse fasi del progetto, ad esempio durante la raccolta di adesioni e la fase di test dei prototipi creati e attraverso social e web analytics.

Potete trovare ulteriori spunti all’interno delle linee-guida che abbiamo prodotto, che sono sfogliabili e scaricabili online. Se invece siete interessatə al progetto potete approfondirlo qui… buona lettura!